Avengers Arena: la recensione

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Grazie agli amici di Panini Comics abbiamo modo di parlarvi del volume Avengers Arena. Originariamente proposto in spillato e poi in formato Marvel Collection, la storia scritta da Dennis Hopeless e disegnato da Alessandro Vitti e Kev Walker viene riproposta in formato manga. Di questo tipo di formato vi abbiamo già parlato in occasione di due recensioni quella di Demon Days e quella di Strange Academy.

Grazie agli amici di Panini Comics abbiamo avuto modo di leggere il volume Avengers Arena. Originariamente proposto in spillato e poi in formato Marvel Collection, la storia scritta da Dennis Hopeless e disegnata da Alessandro Vitti e Kev Walker, viene riproposta in formato manga. Di questo tipo di formato vi abbiamo già parlato in occasione di due recensioni quella di Demon Days e quella di Strange Academy. Ecco dunque la nostra recensione senza spoilers!

Una breve sinossi

TRA ALLEANZE, TRADIMENTI E NUOVI LEGAMI, INIZIA QUI UNA DELLE SERIE PIÙ AFFASCINANTI E AVVINCENTI DELL’ULTIMO DECENNIO.
Il risveglio su una sperduta isola apparentemente deserta e tagliata fuori dal mondo è solo l’inizio di un incubo per alcuni giovani super eroi provenienti dai Runaways, dagli X-Men e dalla Avengers Academy. Il folle criminale Arcade ha infatti preparato una serie di trappole mortali con un solo scopo: imbastire un torneo mortale in cui potrà esserci soltanto un sopravvissuto! Perfetto per chi ha amato le atmosfere di Battle Royale e Hunger Games.

Le nostre impressioni

Homo homini lupus diceva il filosofo inglese Thomas Hobbes. Questa massima riassume non solo la natura umana ricondotta al suo più autentico nocciolo egoistico e sopraffattore, ma la formula alla base di ogni Battle Royal. Tutti contro tutti insomma, fino all’ultimo sangue.

Una formula non troppo originale è dunque alla base della storia. Dei signor nessuno, dei personaggi cadetti vengono rinchiusi su un’isola costretti ad uno scontro fraticida da Arcade. Se la violenza e lo splatter non mancano, la storia trova la sua forza nell’approfondimento psicologico dei protagonisti. Questi, attraverso una serie di flashback, uno per capitolo, acquisiscono grande tridimensionalità nel momento in cui ne vengono raccontati i trascorsi.

Scontri, tradimenti e colpi di scena rendono il ritmo incalzante e movimentato. Alternando il focus sui diversi gruppi di contendenti, più che delle trappole mortali dell’isola, i nostri eroi dovranno guardarsi le spalle dalle pugnalate alle spalle dei loro compagni di sventura.

In una sorta di enorme Grande Fratello con delle vibes da videogame calato nella realtà, un Arcade potenziato si spoglia dell’aurea buffonesca che in passato lo aveva sostenzialmente caratterizzato, assumendo una veste di vero deus ex machina sanguinario. Brutale e senza scrupoli diventa l’incarnazione di un macabro sadismo che ben si presta ad un buon villain.

Punti deboli

Detto che per concludersi Avengers Arena avrà bisogno di altri due volumi, il più grande difetto di questa è l’eccessiva complessità. Non nella trama però, ma nei dialoghi e negli intrecci narrativi. Alla lunga infatti diventa complesso seguire le dinamiche che si vanno a creare tra i diversi protagonisti. Tutto risulta eccessivamente intricato e difficile da dipanare capitolo dopo capitolo. Chi odia chi, chi ama chi e perché.

I disegni

Promossi senza dubbio i disegni di Kev Walker. Gestisce bene lo splatter e le scene di combattimento più violente. Il suo tratto si presta bene ai protagonisti adolescenti di questo Avengers Arena. Questi infatti sono ben caratterizzati esteticamente, risultando molto accattivanti. Grande attenzione è prestata agli ambienti dell’isola descritti minuziosamente nei diversi biomi. Certo non un tratto non originalissimo, ma molto piacevole nella sua linea morbida e tondeggiante.

Conclusioni

Il formato, visto l’ottimo rapporto qualità prezzo, è come sempre promosso. La storia pur non essendo originalissima è comunque godibile. Visto anche l’ottimo comparto grafico e la buona accessibilità, è una storia consigliata a lettori vecchi e nuovi. Ciò che però bisogna sempre tenere a mente è che non siamo di fronte ad una storia imperdibile, bensì di fronte ad un buon titolo, che nonostante abbia qualche anno sulle spalle, non risulta particolarmente invecchiata. Consigliato dunque, prendendolo con le giuste misure.

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