The Boy and The Beast – Recensione del manga tratto dal celebre film animato

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Attraverso una narrazione drammatica degli eventi, The Boy and The Beast porta il lettore ad empatizzare con i personaggi chiamati in causa e a immergersi nel vissuto di ognuno di questi, tralasciando totalmente sullo sfondo l'azione legata al torneo e ai combattimenti che vengono a mettersi in gioco nel frattempo.

The Boy and The Beast è un’opera che nasce nel 2015 come film d’animazione diretto da Mamoru Hosoda. Poco prima dell’uscita del film nelle sale, è stato poi pubblicato un manga di quest’ultimo in ben quattro volumi, disegnato dal mangaka Renji Asai.

Planet Manga riporta in auge un’opera eterna, quale è The Boy and The Beast, in una nuovissima Double Edition composta da soli due volumi.

Foto di @anerddiary su Instagram. In alto la locandina del film d’animazione. In basso i due volumi unici della nuovissima Double Edition dell’opera proposta dalla Planet Manga.

La trama

The Boy and The Beast, come si evince stesso dal titolo, che significa letteralmente Il ragazzo e la bestia, narra della storia di un legame tra due individui appartenenti a due specie diverse. Le vicende dei due protagonisti si susseguono parallelamente e si incrociano quasi per caso, fino a scontrarsi e fondersi l’una con l’altra.

Nel mondo delle bestie, conosciuto col nome di Jutengai, i combattenti si preparano al torneo che deciderà chi incarnerà le veci del prossimo Gran Maestro, la bestia a cui spetta il controllo e il comando sull’intero regno. I due prescelti, favoriti per la vittoria, sono Iozen, un essere dalle sembianze di un cinghiale, enormemente orgoglioso della sua forza, e Kumatetsu, una bestia dalle sembianze di orso, molto più possente ma meno determinato e più irascibile. Quest’ultimo non ha alcun discepolo che sia disposto a seguirlo, a differenza di Iozen che, invece, ha sempre dimostrato grandi doti da leader.

Al contempo, nel mondo degli umani, più precisamente a Tokyo, Ren, un giovane di appena nove anni, perde la madre e, non avendo alcun posto in cui rifugiarsi, fugge per le strade di Shibuya, in compagnia di un piccolissimo amico peloso di nome Kyuta (da cui prenderà poi il nome). Quasi per caso, proprio durante la fuga di questo, le strade di Ren e di Kumatetsu si incrociano. La bestia, per un concatenarsi di eventi, propone al piccolo di diventare un suo discepolo, di essere da lui cresciuto come proprio allievo, concedendogli del cibo e un tetto sotto cui dormire.

Il giovane inizialmente scappa, per poi ritrovarsi, solo in un secondo momento, direttamente nel regno delle bestie, senza avere la più pallida idea di come ci sia arrivato. I due si ritroveranno nuovamente, quasi come se a chiamarne l’incontro fosse proprio il destino. Seppur qualche resistenza iniziale, dettata dallo scandalo di avere un umano nel regno delle bestie, da qui in poi inizierà la storia di un qualcosa di ben più profondo dell’amicizia. Qualcosa che ha più a che fare con il legame che può crearsi tra un padre e un figlio.

I due, dunque, diventano insegnante e allievo. Tuttavia, ad un certo punto, una volta cresciuto, nasce in Ren il desiderio di tornare alle sue origini. Perché, dopotutto, per quanto tempo si può scappare dalla propria vita e dal proprio mondo? Per quanto tempo si può evitare di guardare in faccia la realtà?

In cerca di chiarimenti e serenità mentale, dunque, Ren torna nel mondo degli umani. Una volta rientrato nel quartiere di Shibuya, questi incontra una studentessa, nonché una ragazza molto speciale di nome Kaede, che gli dona un’altra prospettiva sulla vita, rendendo la sua più luminosa, costellandola di sogni ed ambizioni.

Un’opera ricca d’amore e d’insegnamenti

The Boy and The Beast non si incentra su una trama ricca di combattimenti e spargimento di sangue. La storia segue le peripezie dei due testardi protagonisti: Ren, con la sua sfrontatezza e Kumatetsu con la sua irascibilità. Tuttavia, non si incentra solo ed esclusivamente sul torneo e sul vincitore che da questo dovrebbe derivarne, ma si focalizza sul circostante: sui sentimenti dei personaggi chiamati in causa, sull’amore, sull’amicizia, sulle scelte di vita e, soprattutto, sulla famiglia.

I due protagonisti rappresentano due poli opposti. Sono entrambi tanto diversi ma anche tanto simili tra loro. Ed è proprio da queste differenze, da questa collisione, che arriveranno ad imparare qualcosa l’uno dell’altro. Un insegnamento che sarà per la vita.

Kumatetsu incarna le veci del padre per insegnare a Ren a difendersi. Per insegnargli a combattere il male, sia quello esterno che quello interno, che può talvolta albergare nei nostri cuori. Sarà proprio l’amore di un padre, pronto a tutto, anche alla morte, per salvare il proprio figlio, a donare luce alla vita di Ren. Sarà il sacrificio che solo un genitore può fare a tarpare il buco, il vuoto, che può talvolta assoggettare il nostro animo.

Il finale, struggente, ci fa capire tutto questo. Ci mostra, in termini concreti, cosa voglia dire amare veramente qualcuno. E chi, più di un genitore, può essere in grado di farlo?

“Kyuta fece ritorno nel mondo degli umani. Anche se non impugna più una spada, resta sempre lo spadaccino più forte di tutti. D’ora in avanti, qualunque cosa gli accadrà, sono sicura riuscirà a superarla. Perchè è uno spadaccino eccezionale che porta nel cuore una spada chiamata Kumatetsu.”

Conclusioni

The Boy and The Beast si è rivelata, diversamente da ciò che mi aspettavo, una storia ricca d’amore e di insegnamenti. Attraverso una narrazione drammatica degli eventi, porta il lettore ad empatizzare con i personaggi chiamati in causa e a immergersi nel vissuto di ognuno di essi. Tra questi, ritroviamo anche il meno citato Ichirohiko, classica figura rappresentante il figlio trascurato che, per mancanza d’amore e d’affetto, si perde nella propria oscurità, nel proprio buco nero.

Insomma, mi sento di consigliarvi la lettura di quest’opera, che abbiate visto o meno il film. Riuscirà a strapparvi un sorriso e farvi emozionare, così come a farvi ridere. Sarà in grado di trasmettervi tanti insegnamenti e tante lezioni. Vi farà sentire meno soli perché, dopotutto, è verissimo ciò che la nostra Kaede ci dice:

“Non siamo mai completamente soli quando combattiamo!”

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