SANGUE: UNO SGUARDO SUL MONDO DEGLI HOST CLUB – Recensione

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“NESSUNO HA MAI TROVATO NIENTE, QUI. SOLO ALTRE COSE DA DIMENTICARE…”

TRAMA IN BREVE:

In Sangue, pubblicato da Bao, Shun è un host e la sua popolarità è garantita dal suo fascino di straniero.
Toru, invece, è l’ombra del gemello e ha un futuro già bello che segnato.
Yuki si è tolta la vita e da allora, Shun non è mai riuscito a leggere la sua lettera. E si è reso conto che del suo futuro non sa che farne.

Copertina di Sangue, di E. C. Caruso e N. Schiatti, edito da Bao publishing

RECENSIONE:

C’è qualcosa di magico nel modo in cui, a qualsiasi età, si resta capaci di raccontare con qualunque forma artistica il tormento e lo smarrimento dei giovani che cercano di fuggire dal futuro che li aspetta, accogliente come una trappola.

Come se quel senso di smarrimento e di disillusione fossero eterni, indimenticabili.
Giovani che sono oggi invincibili, ma domani i primi fra i vinti.

In Sangue, Tokyo è Milano, è New York, è qualsiasi metropoli che promette sogni, ma regala notti insonni.
E Shun è un prodotto del rifiuto, del desiderio, dell’interesse e della possessione. Lui sta sul palco, a manovrare gli sguardi della gente.

Toru, invece, è prodotto dell’annichilimento, della società, dei Mass media e dell’ordinarietà. Toru sta seduto in poltroncina a godersi lo spettacolo.
E come tutti, quando ha la possibilità di sbirciare dietro le quinte, lo fa.

Vi trova la disillusione con la quale Shun prosegue il suo cammino, ma anche la forza con cui non ha intenzione di svalutarsi ancora. E Shun trova la speranza e la paura di chi ancora crede a qualcosa.

Entrambi, tra le pagine di Sangue, cercano se stessi negli occhi degli altri, nel tentativo di aggrapparsi ad un’identità che non sanno darsi da soli. Cercano un calore che forse hanno conosciuto e non hanno saputo trattenere.
Sulla cornice di una Tokyo in cui luci e ombre s’incontrano a Kabukichō, tutti cercano di sopravvivere.
Ma nessuno è davvero felice.

CONSIDERAZIONI FINALI:

Non sono una lettrice di grafic novel. Probabilmente Sangue è la terza che leggo in vita mia ed è per certo la prima italiana.
Vorrei dire che mi ha rapito il cuore, ma sarebbe più corretto dire che lo ha rallentato fin quasi a fermarlo.

Ogni tavola è stata come la fotografia di un ricordo, pronta a ricostruire i momenti salienti di un periodo della vita che è stato, per il nostro protagonista, quello più importante. Quello in cui si è accorto che il suo corpo si sta ribellando e il futuro che non riesce a vedere sta per svoltare l’angolo.

Nonostante il “lieto” fine, non ci si sente felici, ma sollevati.
Si torna a respirare e quel senso di apatia e rassegnazione a cui ci si è costretti durante la lettura, come se ci fossimo arresi all’inevitabile, scivola via.
Sangue ha il pregio di raccontare più di quanto realmente faccia, distribuendo interpretazioni e risposte diverse per ognuno di noi.

Sono certa che, se dovessi rileggerlo fra qualche tempo, scriverei qualcosa di profondamente diverso.
Sono certa che, in un modo che non so spiegare, la storia di Eleonora Caruso e i disegni di Noah Schiatti si sono abbracciati in una stretta così forte da renderli indivisibili e completi.

Sangue è edito da Bao Publishing e disponibile al costo di €23,00.
Scegliete voi se volete scoprire cosa c’è scritto nella lettera di Yuki.
A Shun, avrebbe cambiato la vita.

Tavola tratta da Sangue

SANGUE

AutoriEleonora C. CarusoNoah Schiatti
Colore o B/N: Colore
Data di pubblicazione: 17/05/2024
Formato e rilegatura: Cartonato 17 x 24
Genere: Non osare neanche sperare
Pagine: 160

Prezzo: 23,00€

SINOSSI: Tokyo è una città complessa, in cui esistono figure professionali al limite dell’immoralità, come gli host, uomini di bell’aspetto e ottime maniere che, dietro compenso, corteggiano donne sole e insoddisfatte, in appositi locali. Shun è un top rank, uno degli host più leggendari del suo locale e di tutto il quartiere. Ha venticinque anni, ormai è considerato maturo per quel lavoro, e non ha idea di cosa farà dopo, né se ci sia un dopo, per quelli come lui. Il suo corpo si sta ribellando alla vita sregolata che fa da troppo tempo, e il suo cuore torna costantemente agli ultimi momenti della sua vita in cui si sia sentito degno di essere, se non amato, almeno accettato per quello che è. La malinconia innata di Tokyo diventa la tristezza di Shun, che si sente un vuoto a perdere, e percorre sempre le stesse vie in un viaggio a perdersi che sembra dargli poche speranze di avere un arrivo, un approdo sicuro. Eleonora C. Caruso scrive una storia che Noah Schiatti illustra con l’intensità necessaria a visualizzare questa spirale di crescente rassegnazione, tra le luci e le ombre di una megalopoli indifferente.

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