Fury: La recensione

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Fury più che un albo celebrativo è un filler di pessima qualità. Non celebra il personaggio, non aggiunge nulla alla storia generale, finendo con annoiare e basta. nonostante glia autori coinvolti, l'albo risulta insipido, autoreferenziale, noioso e senza né capo né coda. Una delusione totale che denota una spaventosa e preoccupante assenza di idee sul personaggio. Se questo è il fondo non ci resta altro che risalire.

Grazie agli amici di Panini Comics abbiamo avuto modo di leggere Fury. Uno spillato che racchiude l’albo celebrativo “Who is S.C.O.R.P.I.O. ?” realizzato in occasione dei sessant’anni dalla creazione del personaggio di Nick Fury. Curiosi ? Non vi resta che leggere le nostre impressioni senza spoilers!

Una breve sinossi

Celebriamo i sessant’anni dell’agente dello S.H.I.E.L.D. più famoso della Casa delle Idee: Nicholas “Nick” Joseph Fury!
Al Ewing, Adam Kubert, Tom Reilly, Scot Eaton, Jordie Bellaire e un parterre di altri grandi autori riportano in scena una minaccia dal passato.
C’è bisogno di più di un Nick Fury per risolvere un mistero lungo decenni: chi è S.C.O.R.P.I.O.?
E direttamente dagli anni 40, si uniscono ai festeggiamenti anche i fedeli Howling Commandos!

Le nostre impressioni

Il problema con questo fumetto è che non è né carne né pesce. Partiamo intanto con il dire che la storia è ricchissima di riferimenti, ad archi narrativi nuovi e e meno nuovi, che io come lettore navigato ho colto, ma che lascerebbero disorientato un lettore occasionale e non solo. A ciò si aggiunge come beffa l’inutilità di tali riferimenti che vanno a condire una storia di per se inconsistente.

Cosa sia questa storia non è affatto chiaro. Si ripercorre infatti per l’ennesima volta la solita solfa dello scontro tra Nick Fury e Skorpio, raccontando la battaglia attraverso il tempo e le generazioni. Il tutto avviene però senza pathos, con il fumetto che si riduce ad un’accozzaglia di scene di combattimento e di dialoghi insipidi.

Il punto fondamentale dell’incontro scontro tra padre e figlio, ovvero tra vecchio e nuovo Nick Fury, passa senza colpo ferire. Non si avverte tensione tra i personaggi, che invece avrebbero molto da dirsi.

Nessun nuovo ingrediente viene aggiunto, in un episodio che più che celebrativo, si può ascrivere alla peggior specie dei filler.

I disegni

C’è grande varietà dal punto di vista stilistico, ma poca coerenza. Se l’alternanza di stili è senza dubbio cosa gradita, questa non segue un filo logico. Non serve infatti a scandire passato e presente, ma si alterano diversi stili un po’ casualmente.

Conclusioni

Un albo sconsigliato. Ove si volesse conoscere il personaggio, trovate le storie migliori raccolte in questo omnibus da Panini. Queste pur essendo del tempo che fu, sono nettamente superiori a qualsiasi storia recente. L’albo in questione invece, mette solamente nostalgia per il vecchio Nick Fury, ridotto ormai a ruolo di osservatore sulla Luna al posto del defunto Uatu (vedi Original Sin 2014).

Qui andrebbe però aperta una più ampia riflessione, sulla tendenza Marvel a trasformare da ormai dieci anni e con pessimi risultati, l’universo classico dei fumetti in quello cinematografico. Tale scelta disastrosa, ha prodotto lo stravolgimento e la sostituzione di tantissimi personaggi classici. Ciò non solo non ha avvicinato nuovi lettori, ma ha alienato le simpatie di quelli più navigati. Ora questa tendenza sembrerebbe almeno parzialmente in remissione, ma il “nuovo Nick Fury” è ancora uno dei prodotti di queste scellerate scelte editoriali.

L’MCU è da sempre stato ispirato a l’Universo Ultimate, creato nel 2001 per attirare nuovi lettori, distrutto dieci anni fa da Hickman con Secret Wars perché fallito come progetto editoriale, e ora riportato in vita con Secret Invasion dallo stesso autore. L’augurio è che si sperimenti lì, lasciando in pace finalmente l’universo classico, che da troppo tempo sembra andare a tentoni senza una coerenza di fondo o una visione.

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