Perché Five Nights At Freddy’s non funziona? – Recensione

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Five Nights At Freddy’s è il film ispirato all’omonima serie di videogiochi horror creata nel 2014 da Scott Cawthon e divenuta, nel corso degli anni, iconica. Targata Blumhouse e distribuita da Universal Pictures, questa trasposizione cinematografica è firmata da Cawthon stesso e dalla regista Emma Tammi, che pare abbia dovuto rimaneggiare più volte il suo lavoro per renderlo accessibile a un pubblico più vasto in termini di età. Nonostante la necessità di “ripulire” l’estetica del gioco, non è questa la ragione per cui il film, purtroppo, non funziona.

La storia

Dopo aver perso l’ennesimo lavoro, Mike (Josh Hutcherson) è nei guai: da quando i suoi genitori sono morti, zia Jane minaccia di togliergli l’affidamento della sorella minore Abby appena si dimostrerà inadatto a mantenerla. Ecco perché Mike è costretto ad accettare l’incarico di addetto alla sicurezza notturna del Freddy Fazbear’s Pizza, un ristorante abbandonato da anni ma che il proprietario si rifiuta di vendere.

Tra sogni strani, misteri da svelare e quattro animatroni un po’ troppo attivi, vediamo le cinque (ma dai?) notti di Mike da Freddy’s. Il tutto con la presenza ambigua della poliziotta Vanessa, che sembra essere l’unica ad avere una minima idea di cosa stia succedendo in quel posto.

La premessa è molto simile a quella dei videogiochi, in cui il giocatore interpreta proprio l’addetto alla sicurezza di Freddy’s. Forse troppo simile. È vero che la prospettiva del videogioco su un medium diverso può essere funzionale, ma sarebbe stato più interessante raccontare quel ristorante così connotato visivamente da un punto di vista diverso: una backstory o magari un protagonista diverso?

La sceneggiatura

La sceneggiatura è il vero punto debole del film. Lineare e banale, non si sforza di andare fuori dalle linee preimpostate della classica storia pseudo-horror. Succede tutto quello che ti aspetti, quando te lo aspetti, dove e come te lo aspetti.

I personaggi sono piatti e non approfonditi, anche i deboli tentativi di introspezione diventano solo pretesti per far avanzare la narrazione nei momenti di stasi. I traumi del lutto, della perdita, del senso di responsabilità verso qualcosa che non possiamo controllare sono affrontati superficialmente e solo nella misura in cui servono a giustificare le azioni dei protagonisti. Quando le azioni dei protagonisti sono giustificate, s’intende.

La paura

Five Nights At Freddy’s è un horror che non fa paura. Fa spaventare, sì, con gli innumerevoli jumpscare di cui è costellato. Ma la paura è un’altra cosa.

Non servono sangue e violenza per fare un film dell’orrore, per creare tensione e per rendere inquietante un’ambientazione. Ambientazione che, peraltro, partiva già da una buona base: gli animatroni hanno un aspetto terrificante, l’idea di un ristorante abbandonato dà di per sé i brividi e la fama del videogioco ha fatto il resto. Il film però sembra non aggiungere altro e vive di rendita – fino a un certo punto.

Cosa funziona?

Five Nights At Freddy’s non è tutto sbagliato. Ci sono comunque elementi che funzionano, momenti affascinanti e punti positivi. Eccone un elenco: 

Matthew Lillard: forse è anche affetto personale, ma dopo Scream per me Matthew Lillard è una scelta di cast sempre giusta, soprattutto per un personaggio ambiguo come il suo – che anzi, avrebbe potuto avere più spazio.

I riferimenti videoludici: ci sono (purtroppo pochi) momenti in cui il film gioca consapevolmente con le strutture tipiche del videogame, con i suoi cliché e con la sua estetica – se avesse continuato su questa linea, forse anche prendendosi meno sul serio, avrebbe funzionato molto meglio.

Fotografia e regia: la fotografia di Five Nights At Freddy’s è curata nei colori e nei contrasti, che rimandano all’estetica del videogioco ma con un tocco più raffinato e pensato; allo stesso modo, la regia ogni tanto regala guizzi originali e interessanti, che però rimangono relegati a sporadici istanti di illuminazione.

Quindi?

Nonostante alcuni lati positivi, Five Nights At Freddy’s è un’occasione mancata. Ma se siete in compagnia, siete molto giovani o amate particolarmente il videogioco, potrebbe regalarvi un’ora e mezza leggera e divertente.

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