Spider punk: anarchy in the Usa-la recensione

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Grazie a gli amici di Panini comics abbiamo potuto leggere l'ultima avventura di Spider Punk. Hobey Brown dovrà affrontare un redivivo Norman Osborn e i suoi tirapiedi, assemblando una band di eroi all'altezza dell'arduo compito. Riuscirà il nostro eroe a sconfiggere la sua nemesi?

Dopo gli eventi di Spider Geddon, per Spider Punk i guai non sembrano essere finiti. Un’entità misteriosa trama nell’ombra per distruggere Hobie Brown. Per fronteggiare i sicari inviati tra cui figurano Task Master e Kraven, lo Spiderman di terra-138 dovrà radunare una band all’altezza della sfida.

Terra-138

La terra alternativa di Spider Punk ha degli elementi caratteristici molto interessanti. In primis ci troviamo in uno scenario distopico, simile a quello di terra-807128 (vecchio logan) ma con un importante differenza. Qui infatti la terra è stata dominata da un malvaggio Norman Osborn un po’ come nell’evento Dark Reign di terra-616 (universo “classico”). A questo elemento non originalissimo ma comunque accattivante, si aggiunge in fine il fatto che il mondo è totalmente dominato dalla cultura punk. Ciò fa si che tutti i personaggi seguano in toto gli stilemi di quella cultura: dal vestire, alle acconciature al linguaggio.

Citazioni e colonne sonore

Come dicevamo in terra-138 il Punk è una cultura pressoché totalizzante. Ciò fa si che ci siano spessissimo citazioni alla cultura musicale punk e a varie bands, Ramones e Sex Pistols su tutte. Queste per quanto copiose non risultano alla fine dei conti sgradevoli. Per accompagnare la lettura, è stata addirittura creata una playlist dedicata di canzoni punk, che trovate su Spotify a questo link.

Il retaggio di Osborn

Osborn non è morto. Non credo di fare spoier siccome è scritto anche nella sinossi del sito Panini. Spider Punk crede di averlo ucciso, ma questi unitosi ad un simbionte è sopravvissuto e trama nell’ombra per distruggere l’odiato ragno. Essendo tuttavia ufficialmente morto, nuovi criminali stanno emergendo per colmare il vuoto di potere formatosi, uno su tutti Wilson Fisk. Il problema è che questa idea è buttata lì senza essere adeguadamente sviluppata. Al punto che persino il Kingpin è ridotto un personaggio piattissimo che viene liquidato nel giro di un numero e che ricopre un ruolo davvero marginale nella trama.

Una controversa idea di inclusività

Si sa i fumetti un po’ come il cinema sono lo specchio dei tempi e dei mutamenti che la società attraversa. Sicuramente la società di oggi è più inclusiva delle minoranze di quelli di qualche anno fa. Ciò non è vero da per tutto anzi, ma in Italia e negli Usa sicuramente si. Le nuove produzioni ovviamente provano a stare al passo con i tempi. In tal senso questo volume di Spider Punk è un ottimo esempio, ma in negativo, perché è si inclusivo, ma nel modo più sbagliato. In che senso direte voi? Nel senso che è tutto enormente forzato, sopratutto nel cast. Infatti Spider man è nero, Capitan America è omosessuale, Daredevil è donna, Miss Marvel è Kamala dunque nera e mussulmana e potrei andare avanti. Al contrario i villain sono tutti bianchi e uomini, da Kraven a Task Master fino a Kingpin e Osborn. Questo che viene chiamato Diversity Washing è legato alla controversa idea di inclusività americana. Figli della stessa mentalità sono fumetti come i Marvel Pride e DC Pride. Se ci fosse davvero uguaglianza, un personaggio nero o bianco, etero o omosessuale dovrebbero essere serenamente interscambiali, senza sforzarsi di inserirne forzatamente il più possibile per essere inclusivi.

Disegni

I disegni seguono un tratto molto sporco e giovanile, che si presta spesso a distorsioni e che non bada molto alle anatomie. Il che può essere un preggio se ben fatto, il problema è che a volte le tavole risutano talmente confusionarie che ci perde nella lettura. Ciò ovviamente non va bene perchè un fumetto non è un libro, si serve in maniera preponderante dei disegni per comunicare. Spider Punk non fa eccezione

A chi si rivolge?

Ad un pubblico giovane, che vuole una storia leggera senza troppe pretese. Non serve aver letto necessariamente le storie precedenti, ma averlo fatto ovviamente da una visione più ampia. Se siete amanti del Punk, potrebbero farvi piacere le diverse citazioni, ma non aspettatevi molto altro. Per i fan completisti del ragno ovviamente sarà imperdibile, ma per tutti gli altri neofiti o navigati non la consiglierei. La Marvel offre molto di meglio di questo.

Formato

Il formato è senza dubbio ottimo. Un brossurato a 14 euro è davvero un’ottima scelta da parte di Panini nel rapporto qualità prezzo. Più serie andrebbero portate in questo formato, che permette di leggere molto ad un prezzo accessibile.

Conclusioni

Si poteva fare molto meglio, peccato. La storia anonima e molto forzata, la risoluzione telefonata e sbrigativa. Tanto potenziale ridotto a davvero poca cosa. Le cose potranno forse cambiare quando il fumetto uscirà dalla logica trita e ritrita di lotta ai fascisti, analizzando invece i tanti problemi della società moderna. In tal senso una serie come gli Stati Uniti di Capitan America è stata una boccata di aria fresca. Lì analisi sociale, inclusività nel cast e narrazione funzionavano alla grande. Dobbiamo inoltre toglierci dalla testa l’idea che chi scrive film e serie tv sappia scrivere necessariamente anche fumetti, Joe Quesada a parte.

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