Sakura, Saku – Recensione del nuovo manga di Io Sakisaka

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In Breve...

Grazie alla delicatezza del tratto unico della maestra Io Sakisaka, si riesce a godere di una narrazione ben strutturata e molto più profonda di quanto possa sembrare in superficie. La votazione si riferisce a questo primo e fantastico volume ma sono convinta non farà che riconfermarsi in seguito.

Arriva in Italia un nuovissimo manga della celebre autrice Io Sakisaka, già famosa per altre opere d’alto calibro come A un passo da te (“Ao Haru Ride”): Sakura, Saku. Ancora una volta, come nel caso delle opere precedenti della mangaka, il manga viene edito dalla Planet Manga per la collana Planet Shojo, che accoglie questa e tante altre perle della categoria. Analizziamolo ora più nel dettaglio.

Foto di @anerddiary su Instagram. In foto: sulla sinistra la variant italiano del primo volume di Sakura, Saku (in vendita esclusivamente col bundle contenente altre tre variant delle opere della Sakisaka); sulla destra il volume regular.

La trama

Il primo volume si apre con un episodio in cui, la protagonista, Saku Fujigaya avverte un malore su un mezzo di trasporto, seguito da un mancamento, probabilmente indotto, oltre che dalla sua anemia, anche dalla perdita della propria borsa qualche attimo prima. Sin da subito Saku, aprendosi in una riflessione circa la propria vita, si mostra come un soggetto estraneo al mondo intero. Da sempre ignorata da parte degli altri, ritiene che nessuno si accorga mai di lei o della sua esistenza.

Al suo risveglio si rende conto di trovarsi in una saletta del pronto soccorso. Con stupore, scopre da un vigilante di servizio, che qualcuno ha fatto di tutto per riconsegnarle la borsa perduta poco prima. Quella stessa persona, probabilmente, aveva notato il suo malessere sul treno sin da subito, tanto da aprire la finestra per permetterle di respirare meglio.

Saku inizia così a porsi dei quesiti circa quell’individuo: che tipo di persona potrebbe essere? Chi sarebbe mai così tanto gentile con lei? Nessuno l’aveva mai notata d’altronde. Non fa a tempo a rifletterci sù che il medesimo vigilante le consegna un bigliettino, lasciatole dalla persona in questione. Su questo vi sono segnati un nome e un numero di telefono.

e non finisce qui…

Lungo la via del ritorno verso casa, Saku si rende conto che una ragazza, intenta a camminare davanti a lei, perde una tessera. Genuinamente, si accinge a raccoglierla per restituirgliela. Vedendo la ragazza felice del gesto, arriverà ad una conclusione molto importante, che la porterà anche ad un cambiamento interiore. Deciderà, infatti, di essere più gentile con le persone da qualche momento in avanti.

Inoltre, oltre a ciò, Saku realizza una cosa molto importante, ossia l’acquisizione di consapevolezza circa il possesso di una propria identità, di un proprio nome. Trova così il coraggio di chiamare il ragazzo che ha avuto così tanta premura nei suoi riguardi. Purtroppo però, nonostante i numerosi tentativi, non riesce a mettersi in contatto con lui.

Un intreccio di eventi metterà in moto la vita della giovane adolescente Saku e la porterà su una strada che non si sarebbe mai aspettata, quasi designata dal destino. Cosa c’è davvero ad attenderla?

Il nome come identità

ll nome stabilisce, assieme all’immagine, uno dei principali mezzi che consente di riconoscere e identificare la persona.

Dimmi come ti chiami e ti dirò chi sei. A quanti di noi, saputo il nome di una persona, è capitato di pensare “ah, quel nome non le si addice proprio!”, oppure “questo nome sembra calzare a pennello per te!”? Probabilmente a tanti.

Di solito, quando abbiamo l’opportunità di conoscere qualcuno di nuovo e questi ci viene presentato,  a uno specifico nome, associamo alcune caratteristiche, anche se quella persona non la conosciamo affatto.

Analisi psicologica

La questione è ben più profonda, in quanto vengono a mescolarsi le prime esperienze fatte con quella determinata persona, le esperienze vissute con altri che conosciamo o che abbiamo conosciuto con lo stesso nome, ma anche con personaggi immaginari costruiti nella nostra mente. Il tutto viene poi rielaborato e contaminato dalla nostra immaginazione.

Il nome è inteso come una rappresentazione di sé e simbolo della propria identità, psichica e sociale. Nel momento in cui Saku percepisce di “avere finalmente un nome” fa proprio riferimento a tutta questa questione. Il nome come fotografia della propria identità, che la distingue dagli altri e contribuisce alla definizione della sua personalità, tanto da farla notare al resto del mondo e da farla sentire unica.  

L’importanza di essere gentili

La trama si struttura a partire da un gesto di gentilezza che, proprio come in un circolo, crea altra gentilezza. Ma cosa significa essere gentili? Quando è che possiamo definirci tali? La gentilezza si potrebbe definire come la capacità di “far felici gli altri”. Oppure, ancora potrebbe essere interpretata come un modo per contribuire al benessere emotivo delle persone che ci circondano. Io la definirei anche come un “rendersi conto dell’altro e delle sue esigenze”.

Quante volte vi capita di vedere una persona in difficoltà e di girarvi dall’altra parte? Perchè tanto, qualcun’altro si occuperà di lei? Quante volte, invece, vi capita di rimboccarvi le maniche ed aiutare subito quella persona, senza pensare che tanto verrà qualcun’altro a farlo? Ecco, se vi capita più spesso di seguire la seconda opzione allora potete considerarvi persone gentili e potete andarne fiere. La gentilezza è un “modo di agire” ormai sempre più raro.

ll circolo vizioso della gentilezza

Si tratta di un concetto semplice ma potente. Essere gentili può rendere il mondo un posto migliore e la cosa davvero magica è la sua natura contagiosa. Un atto di gentilezza crea un effetto a catena che si diffonde da una persona all’altra, senza cessare mai. Il messaggio, che ci manda il manga della Io Sakisaka, è esemplificativo in tal senso.

Tematiche di fondo

Sin da subito spicca la personalità della nostra dolcissima protagonista. Tuttavia, come sappiamo da altre storie già scritte in precedenza della Sakisaka, ad avere un ruolo importante all’interno della narrazione, sono anche tanti personaggi secondari. Nella maggioranza dei casi ci si riferisce alla cerchia di amici e, attraverso questi, si analizzano altre tematiche lungo il corso della storia che vengono approfondite, rivoltate e spiegate, al fine di mandare uno o più messaggi.

Amore “tossico” e sguardo critico alla relazione

In questo caso, ad attirare la mia attenzione ve ne sono due: il comportamento del fidanzato di Kotono Ogiwara, la quale si presenta come una giovane ragazza, dall’aspetto piacevole e delicato a cui Saku e Sakura avevano dato una mano a trovare un ciondolo perduto qualche tempo prima e la mentalità matura della giovane Saku.

Per quanto riguarda il primo punto, la scena “incriminante” sarebbe quella che vede il ragazzo di Kotono allontanarla dal gruppo di amici, costituito da altri maschi, e dirle: “Non voglio che tu sia amichevole con altri ragazzi all’infuori di me.”

Il primo pensiero che viene in mente a guardare questa scena è proprio il medesimo che è venuto in mente a Mitoshi Sano, ossia che si tratta di quel genere di ragazzo costrittivo che vuole incatenare la propria ragazza e “tenerla stretta al guinzaglio”. In primis se si è persone tendenti al giudizio, senza sé e senza ma, si sarà spinti a pensarla così.

Tuttavia, ciò che ritengo davvero rivoluzionario, a tal proposito, è proprio il pensiero della nostra Saku. Quest’ultima, ripensando alle parole di Mitoshi, infatti, nonostante la pensasse come lui in maniera generica, afferma quanto sia superficiale liquidare la cosa in quel modo perché, testuali parole, “non si può giudicare una relazione dall’esterno!”.

Insomma, ciò che ho amato di queste sequenze è stata proprio la capacità dell’autrice di presentare quella che è la tendenza dell’essere umano a giudicare sempre e comunque gli altri, senza effettivamente conoscerli e, con essa, l’incredibile sguardo critico che, se si è abbastanza empatici, come la nostra Saku, si può arrivare a raggiungere.

Conclusioni

In conclusione, analizzata la trama e le sfaccettature psicologiche in essa contenute, mi sento di affermare che si tratta di un’opera a dir poco stupenda. Il tratto indistinguibile della Sakisaka rende perfettamente la magia della storia e, la delicatezza con cui sono disegnati i personaggi, amplifica la percezione di dolcezza dell’opera stessa.

Per quanto mi riguarda, la Sakisaka, che è in grado di convincere anche i meno amanti del genere shojo, riesce sempre e comunque a raggiungere l’obiettivo di stuzzicare il lettore e, perchè no, di farlo innamorare, assieme ai personaggi delle sue opere.

Vi consiglio, dunque, di recuperare questo manga ma anche tutte le altre opere della medesima autrice che, proprio recentemente, stanno godendo di varie ristampe da parte della Planet Manga. E che dire, ci vediamo alla prossima recensione!

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